02 maggio 2024

Bye bye Benny – una storia di rap e libertà, di Francesco Filippi

 

Aveva perso anche l’ultimo bus a gasogeno. Era tardi, l’ora stabilita per il rientro stava per scadere e in più stava diventando buio. Prese il littorino e provò a chiamare casa, suo padre era molto rigido negli orari.
“Qui Italvoce. Salve, giovane camerata. Vi informiamo che il vostro credito residuo è pari a zero lire. Vi preghiamo di…”
Interruppe la chiamata trattenendo a stento un’imprecazione. Adesso era davvero nei guai. Si guardò attorno cercando una soluzione possibile. La scritta luminosa Quisibeve all’angolo ronzava a intermittenza e dal locale usciva la luce soffusa dell’enorme italvisione sintonizzato sul programma pre-serale.

Littorino, gasogeno, quisibeve, italvisione.. come sarebbe stata l’Italia di oggi se il fascismo non fosse stato sconfitto con la guerra di Liberazione culminata con l’insurrezione del 25 aprile a Milano e in tutte le città del nord?
Francesco Filippi, autore di diversi saggi sulla propaganda fascista, sul fascismo di ieri e di oggi, prova a raccontarcelo con questo romanzo distopico, come quelli di Orwell o Philip Dick, che è anche un romanzo di formazione.
Perché protagonisti della storia sono due ragazzi che frequentano un liceo artistico in una cittadina di provincia, Italo e Giacomo: nonostante il carattere diverso, impulsivo quello di Giacomo sempre pronto a sdrammatizzare con una battuta, più riflessivo quello di Italo, sono molto amici. Due adolescenti con i problemi comuni ai loro coetanei, ma con una differenza: vivono nell’Italia fascista, un mondo perfetto per qualcuno, niente scioperi, nessuna contestazione, un governo che legifera senza opposizioni che disturbano e che controlla che la vita delle persone scorra serena, perché dispone di orecchie lunghe che entrano nella vita delle persone, delle famiglie. Famiglie fascistissime, come quella di Italo, il cui padre è un funzionario del partito e la madre è la perfetta donna fascista. Madre, angelo del focolare, impegnata come volontaria col partito.

Proprio per proteggere la vita delle persone, nell’Italia perfetta del fascismo non è possibile accedere alle notizie dall’estero, le notizie dal paese arrivano dalle veline del governo (d’altronde cosa può succedere di brutto con un governo fascista che ha sconfitto la criminalità?) e la televisione è divisa su tre canali. Quello della propaganda che loda le meraviglie del paese, la rete coi programmi del partito e quello dello svago, con quiz del tipo “Allora ditemi, signora Giuliana, quale domanda scegliete? Storia italiana, trionfi del partito o pettegolezzi?”.

La scuola, chiaramente, è chiamata a formare i perfetti cittadini dell’Italia fascista: basta con gli inglesismi, nella scuola di deve insegnare l’orgoglio italico senza contaminazioni decadenti da fuori, il cellulare si chiama littorino, il social per comunicare è Cheaccade, il rock è la musica rocciosa. E il regime, le leggi fascistissime, la dittatura? Tutto è stravolto, nel racconto della storia, riscritti sui libri degli studenti: il fascismo, tramite il ducefondatore, ha salvato gli italiani dal comunismo, vero nemico della patria.

"Il 28 ottobre 1922 Benito Mussolini libera l'Italia dalla schiavitù liberale e fonda la via italiana alla libertà, il fascismo. Dopo aver tolto di mezzo le opposizioni, il ducefondatore costruisce il nuovo stato italiano attraverso le leggi fascistissime tanto amate dal popolo itaiano e ancora oggi alla base del nostro stato. Nel 1935 Mussolini regala l'impero agli italiani con la conquista dell'Etiopia. Nel 1938 il ducefondatore salva la pace mondiale convincendo Fermania a Gran Bretagna a venire ai patti.."

"Con gli accordi di..?"

"Monaco, gli accordi di Monaco.. Dicevo: il ducefondatore salva per la prima volta la pace in Europa. Un anno dopo, n1l 1939.."

"Sii più precisa."

"Il primo settembre del 1939 Adolf Hitler decide di liberare i tedeschi schiavi dei polacchi e dichiara guerra alla Polonia, ma il 13 novembre dello stesso anno un falegname comunista, George Elser, mette una bomba sotto il palco da cui dovrà parlare il Fuhrer e lo uccide. Germania e Polonia trovano un accordo con l'aiuto del ducefondatore, che salva la pace in Europa una seconda volta. Purtroppo, senza il Fuhrer, in Germania scoppia la democrazia e Benito Mussolini rimane, assieme al caudillo spagnolo Francisco Franco, l'unico baluardo del fascismo contro le odiate democrazie plutocratiche e i comunisti. Nel 1942, con l'invasione della Polonia da parte di Stalin, le demoplutocrazie costruiscono un muro di difesa anticomunista in Europa, dando il via alla guerra fredda..."

Dovrebbero essere tutti felici gli italiani, nell’impero l’ordine regna sovrano, niente scioperi, schiamazzi, così dice la stampa, così racconta l’italvisione.

Ma Italo e Giacomo, come forse tanti altri italiani, non sono felici: in questa Italia dove è proibito pensare con la propria testa, dove non è possibile spostarsi (d’altronde perché uscire dall’Italia quando si vive nel paese più bello del mondo), quando il Minculpop ti protegge dalle cattive notizie, filtrando le notizie scomode, pardon, le notizie false, Italo si sente come un pollo:

Sì, Italo, è proprio questo il punto! Noi viviamo una società che ci tratta come dei bambini, che ci dice cosa pensare, cosa dobbiamo credere, per cosa dobbiamo morire… invece di insegnarci, a scuola, a distinguere le notizie importanti dalle cavolate, preferiscono chiudere la rete. Secondo me il fascismo vero è proprio questa cosa qua: quando ti convincono a smettere di interessarti al mondo, quando ti fanno capire che è meglio farsi gli affari propri e chi se ne frega degli altri. E questo fascismo è eterno, amico mio...”
“Mah, secondo me stai un po'…”
“Siamo polli da allevamento Italo!”
“Eh?”
“Polli, siamo polli! Siamo chiusi in questo enorme capannone e ci danno tutto il necessario per sopravvivere, acqua cibo luce. Ma ai polli da allevamento non dai quel che serve loro per star bene, dai loro quel che serve per diventare grassi per poterli mangiare.”

Un giorno, i due ragazzi si imbattono in un’arma pericolosa, una di quelle armi capaci di distruggere un regime di cartapesta: un libro. Un libro scritto da una ex professoressa, una “stramba”, diversa, lontana dal modello ideale delle italiane: su questo libro si parla di un’Italia diversa, un paese dove le donne votano, dove il fascismo è stato sconfitto al termine di una guerra nel 1945, dove ci sono (o mio Dio) i diritti allo sciopero, ad associarsi, a manifestare pubblicamente. Ma veramente un mondo del genere esiste, oppure si tratta solo di una favola, come quelle che si raccontano ai bambini? O forse le favole sono quelle del regime che considera gli italiani al pari dei bambini (e anche un po’ stupidi)?

In questo libro si parla anche delle leggi razziali, la vergogna delle leggi razziali è scritto proprio così, capovolgendo il senso comune che vige in quella società: discriminare le persone per il colore della pelle, per la religione, per la razza, è una vergogna, altro che protezione del sangue italiano (o sostituzione etnica, come forse si direbbe oggi). Perché in quell’Italia non c’erano più ebrei. Ma dove erano andati? Che fine avevano fatto quelle persone?

Ma nell’Italia del fascismo a nessun interessavano queste domane, forse anche domande pericolose, meglio farsi i fatti propri, meglio pensare che le leggi contro i diversi, contro gli altri, siano per la nostra sicurezza. In fondo, noi italiani siamo brava gente.

Ma è un altro evento quello che poi farà scattare quel senso di ribellione nei due ragazzi, durante la lezione di “uso conforme di Italnet”: eh già, nell’Italia perfetta del fascismo, che assomiglia tanto alla Cina di oggi, il regime, pardon, il governo, ha deciso di proteggere gli italiani impedendo l’accesso diretto alla rete internet con dei filtri che impediscano loro di cadere nella tentazione di conoscere il mondo là fuori e scoprire che magari le cose non sono proprio come le raccontano..
Ecco, durante la lezione, accade l’imponderabile: facendo una ricerca sull’italianissimo computatore sul trattato di Rapallo, alle prime tre lettere rap ad Italo e Giacomo si apre un mondo nuovo, la vera internet. Milioni di siti indicizzati che parlano del rap. Compresa una notizia che racconta di un concerto di musica rap a Lione, il 24 aprile.

Con l’aiuto proprio della professoressa Gangemi, assieme ad una loro coetanea Sofia, una ragazza che come loro non si sente più a proprio agio in questa gabbia, i due amici decidono di partire per questa avventura, per partecipare a questo raduno europeo di musica rap e vedere com’è questo mondo oltre i sacri confini della patria.

Sarà un viaggio che cambierà definitivamente le cose, la visione del mondo, della vita, sarà perfino la scoperta dell’amore. Esiste un altro modo di vivere, senza la polizia che ti controlla, senza un governo che ti dice cosa dire e cosa non dire. Dove hai libero accesso alle informazioni (e anche alle fake news) da tutto il mondo, dove puoi leggere di tutto e ascoltare tutta la musica che vuoi.

Dove è bello stare assieme a persone che hanno un colore della pelle diverso dal tuo, che si divertono a cantare assieme, a sfidarsi nelle gare di rap, a ballare.

Dove le paure sono finalmente messe sa parte.

Quel cielo era una calamita: tutti i ragazzi nell'oscurità del prato si fermarono ad ammirarlo in silenzio. poi qualcuno cominciò a battere le mani e ben presto si levò un enorme applauso per quel cielo stellato.
A Italo scese una lacrima sulla guancia. “Sono libero” pensò “anche di emozionarmi”.

Come Ciaula che, all'improvviso scopre la luna nel racconto di Pirandello, anche i due protagonisti scoprono il senso della parola libertà.

La libertà di pensare, di fare, anche di sbagliare, certo. La libertà di amare anche qualcuno del proprio sesso, di non essere relegata al ruolo di donna-madre.

Per scoprire questa libertà era servito questa fuga dalla gabbia, dal pollaio.

Questo romanzo parla di un presente che non c’è, ma che ci sarebbe potuto essere. Riflettere sul passato significa anche doversi chiedere quale peso abbiano le scelte compiute da chi ci ha preceduti – sono le parole dell’autore a fine libro.

Si parla delle scelte degli italiani che negli anni del regime e, soprattutto, dopo il crollo nel 1943, hanno fatto una scelta precisa. Una scelta che a molti di loro è costata la vita ma che ci ha permesso oggi di vivere in una democrazia, seppur imperfetta, dove esistono ancora le libertà e i diritti civili.

Viviamo in tempi difficili per la democrazia, sotto attacco da quanti dicono che è un lusso che non possiamo permetterci, che servono governi forti, con poteri senza alcun contrappeso. Ecco che questa domanda “cosa sarebbe successo se..” non è così inutile.
A questo servono i romanzi distopici, a farci capire cosa potrebbe succederci se ci dimentichiamo da dove siamo venuti, per cosa si è combattuto nella guerra di Liberazione, cosa c’è in gioco quando si parla di mettere in discussione i nostri principi.

Altri libri pubblicati da Francesco Filippi sul fascismo e sulla propaganda fascista

La scheda del libro sul sito di Feltrinelli

I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

01 maggio 2024

La futura lezione di storia - da Bye bye Benny

 

"Il 28 ottobre 1922 Benito Mussolini libera l'Italia dalla schiavitù liberale e fonda la via italiana alla libertà, il fascismo. Dopo aver tolto di mezzo le opposizioni, il ducefondatore costruisce il nuovo stato italiano attraverso le leggi fascistissime tanto amate dal popolo itaiano e ancora oggi alla base del nostro stato. Nel 1935 Mussolini regala l'impero agli italiani con la conquista dell'Etiopia. Nel 1938 il ducefondatore salva la pace mondiale convincendo Fermania a Gran Bretagna a venire ai patti.."

"Con gli accordi di..?"

"Monaco, gli accordi di Monaco.. Dicevo: il ducefondatore salva per la prima volta la pace in Europa. Un anno dopo, n1l 1939.."

"Sii più precisa."

"Il primo settembre del 1939 Adolf Hitler decide di liberare i tedeschi schiavi dei polacchi e dichiara guerra alla Polonia, ma il 13 novembre dello stesso anno un falegname comunista, George Elser, mette una bomba sotto il palco da cui dovrà parlare il Fuhrer e lo uccide. Germania e Polonia trovano un accordo con l'aiuto del ducefondatore, che salva la pace in Europa una seconda volta. Purtroppo, senza il Fuhrer, in Germania scoppia la democrazia e Benito mussolini rimane, assieme al caudillo spagnolo Francisco Franco, l'unico baluardo del fascismo contro le odiate democrazie plutocratiche e i comunisti. Nel 1942, con l'invasione della Polonia da parte di Stalin, le demoplutocrazie costruiscono un muro di difesa anticomunista in Europa, dando il via alla guerra fredda..."

"E noi cosa facciamo?"

"Allora, con il famoso discorso detto 'della terza via', Benito Mussolini dichiara che tra la democrazia e il comunismo l'unica soluzione è il fascismo. Da quel discorso nasce l'idea del fascismo eterno, secondo le teorie di grandi studiosi e filosofi.. 

"Dimmene almeno un paio"

"Giovanni Gentile eeee..."

Bye bye Benny di Francesco Filippi - pagine 15-17 Feltrinelli editore

A metà tra i romanzi distopici di George Orwell e di Philip Dick, Francesco Filippi in questo romanzo anche divertente immagina un Italia in cui il fascismo è ancora al governo. Che paese sarebbe? Come vivrebbero gli italiani?

Come verrebbe raccontata la storia del nostro paese?

E' un romanzo, ma a sentire come la storia viene raccontata da illustri ministri, non siamo molto lontani dalla realtà.

 

29 aprile 2024

Report - il marmo di Carrara, i taxi del mare, le università telematiche

AGGIORNAMENTO IL MARMO DELLA DUCHESSA di Bernardo Iovene

Aveva dato molto fastidio l’infelice (per essere buoni) uscita di un imprenditore del marmo a Carrara che aveva definito dei deficienti gli operai che si infortunano sul lavoro: sono imprenditori che fatturano molto, in un settore poco regolamentato dal punto di vista dell’impatto ambientale. E dove gli infortuni capitano ai lavoratori “che lavorano poco e guadagnano molto”.

Negli ultimi 26 anni ci sono stati 12mila infortuni nella provincia di Massa Carrara, che è molto sensibile sul tema sicurezza: la CGIL e la provincia sono scese in piazza a protestare contro le parole di questo imprenditore per dire che “non sono tutti deficienti”. Quei deficienti che fanno fare a questo signore profitti da 76 ml di euro (con un patrimonio da 113 ml per il signor Franchi), di fronte ad uno stipendio da 1500 euro, anche dopo anni di lavoro.

Le persone che hanno perso la vita per portare a casa un pezzo di pane non devono essere dimenticate”: queste le parole di una donna che ha perso un familiare in una cava.

Confindustria dimostra un certo imbarazzo, spiegano oggi che in effetti quello del cavatore è un lavoro difficile: Franchi alla fine ha chiesto scusa delle sue parole. Ora ci aspettiamo un maggiore rispetto per i lavoratori vivi e per l’ambiente.

Il servizio di Report sui centri per migranti in Albania

Il progetto di Meloni di portare in Albania i migranti fermati nei nostri mari sarà costoso, potrebbe essere a rischio se dovesse cambiare governo, non sarà un affare per l’Italia ma solo per l’Albania, a cui pagheremo anche il servizio di polizia.

In 5 anni verseremo circa 100ml di euro solo la sicurezza, in totale si arriverà ad un miliardo di costo per questo hotspot che dovrebbe alleggerire la situazione dei centri di accoglienza in Italia, ma solo sulla carta.

Rama non ha gradito il servizio, Report lo intervisterà per dagli modo di ribattere ai contenuti del servizio che, al momento, non sono stati confutati.

TAXI DEL MALE di Giorgio Mottola

Nel 2023 sono sbarcati in Italia 150 mila migranti, 4mila di loro sono morti nel tentativo di attraversare il mar Mediterraneo, 23 di loro erano i bambini morti sulla spiaggia di Cutro il 26 febbraio 2023. Frontex aveva seguito il viaggio del barcone in diretta, la guardia costiera ha scelto di non intervenire in quanto l’evento non è stato classificato come salvataggio.

Dopo questa tragedia il governo Meloni si è riunito per dare una risposta: dare la caccia agli scafisti, su tutto il globo terracqueo, senza prendersi alcuna responsabilità, il governo e la guardia costiera.

Report è andato ad intervistare uno di questi “pericolosi criminali”, si chiama Salman, arrestato nel 2018 con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
“Per loro sono un criminale italiano” racconta a Giorgio Mottola: non essendo riuscito ad ottenere un visto dal Marocco, nel 2018 decide di affrontare il viaggio verso l’Italia via mare, partendo da una città della Libia, Zuara, dove si imbarca su un gommone fornito da una organizzazione di trafficanti. Non è difficile ottenere un passaggio, non ci vuole niente – racconta a Report oggi – “nella Libia [il traffico di esseri umani] è diventato un business, lo fanno tutti, la cosa più difficile in Libia è trovare quelli che fanno questo lavoro veramente, non quelli che ti fanno morire dentro il mare”. Salman ha pagato 2500 euro per il viaggio, erano 93 persone dentro la barca, alcuni hanno pagat
o fino a 6000 euro. Salman aveva 21 anni e non era mai stato a bordo di una barca: poco prima di partire un membro dell’organizzazione lo prende da parte e lo porta in una stanza, “mi ha detto prendi questo telefono [satellitare]”, oltre al telefono il trafficante consegna anche un biglietto su cui c’è un numero di telefono da chiamare in caso di emergenza in mezzo al mare. Emergenza che si presenta si dall’inizio del viaggio perché alla guida dell’imbarcazione i trafficanti avevano posto un altro migrante, un ragazzo della Guinea Bissau completamente inesperto.
“Il ragazzo mi ha guardato e mi ha detto io non so più dove
devo andare, mi ha detto so guidare ma non so dove sono, aveva una bussola piccolissima che forse non funzionava .. dopo 4 ore ho scelto di chiamare, perché o chiami questo numero o muori dentro il mare”.
Al telefono risponde una nave militare spagnola che dopo qualche ora interviene a soccorrerli: ma quando sbarca in Italia Salman viene arrestato e trascorre oltre un anno in carcere, aver chiamato i soccorsi lo ha reso agli occhi della legge italiana uno scafista. Ora rischia una condanna a 5 anni per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Non è che siccome ho fatto questa chiamata sono uno scafista. Prima non sapevo che dovevo fare un anno di carcere e l’indagine è ancora aperta dopo 5 anni, ora se il tempo torna indietro faccio questa chiamata sempre, anche se faccio il carcere. Sono fiero di fare quello che ho fatto, eravamo tanti, c’erano bambini, mamme”. Senza quella telefonata sarebbero tutti morti.

La storia di Salman è identica a quella di altre centinaia di immigrati in carcere con l’accusa di essere scafisti: Giuseppe Modica è un giudice che si occupa a Palermo di immigrazione, nei processi dove si è occupato lui non ha mai incontrato uno scafista che faceva parte dell’organizzazione. Erano persone costrette dalle organizzazioni, dai trafficanti armati a mettersi alla guida dei barconi: eppure oggi 1100 persone sono in carcere oggi con l’accusa di essere scafisti.

Dopo il decreto Cutro le pene sono pure aumentate: il minimo della pena in caso di naufragio è 20 anni, anche se si tratta di uno scafista costretto a mettersi a guidare una nave.

Gli scafisti sono costretti anche a pagare una multa, Salman dovrà pagare 6 ml di euro, pur essendo nullatenente. Tutto il paradosso della legge italiana sugli immigranti sta qui.

Carceri piene di scafisti senza responsabilità dei migranti, multe milionarie che non pagherà nessuno. E i trafficanti rimarranno in Libia a speculare sulla pelle dei disperati.

Nel 2016 venne arrestato un uomo considerato il maggior trafficante di esseri umani: pochi dubbi da parte della magistratura di Palermo, addirittura si riteneva essere in contatto con la mafia.
Ma il presunto trafficante era vittima di uno scambio di persona, il suo nome era simile a quello di un vero trafficante di origine eritrea.

L’avvocato difensore raccoglie le testimonianze di diversi migranti, contatta la moglie del vero trafficante, ma per anni la procura di Palermo è andata avanti con le accuse.
C’è voluto l’appello del processo per riconoscere l’innocenza dell’uomo arrestato, rimasto in carcere per 3 anni.

Il decreto Cutro rende stringenti le norme per poter rimanere nel nostro paese, rende più snello il processo per le espulsioni, ma questo è solo sulla carta, per una richiesta di asilo si arriva anche a due anni.

Nel frattempo si rendono più difficili le cose per le ONG, devono fare un solo soccorso, devono andare al porto indicato che non è il più vicino, insomma devono stare lontano dal mare.

Questa strategia politica risale al 2017, quando iniziò la teoria della complicità tra ONG e immigrazione clandestina. Nel 2017 parte l’inchiesta di Catania da parte del pm Zuccaro che, in una intervista affermava di avere dati su una complicità tra alcune ONG e le organizzazioni dei trafficanti: da qui parte la teoria dei taxi del mare, portata avanti da partiti di destra, dal M5S.

Partono inchiesta a Trapani, a Siracusa, a Catania e Agrigento sulle navi delle ONG che furono costrette a mettere da parte risorse per difendersi in tribunale. A distanza di 7 anni tutte le inchieste sono state chiuse in un nulla di fatto: ma per il clima politico che si è creato, molte delle ONG hanno abbandonato il Mediterraneo e così lo scorso anno abbiamo avuto un picco dei morti in mare.

Chi ha pagato questa teoria falsa sono stati gli ultimi del mondo, i migranti.

Il pm Zuccaro ha declinato l’intervista con Report, oggi non vuole più parlare delle inchieste sulle ONG, sulle evidenze dei contatti tra ong e trafficanti, di una strategia occulta per destabilizzare l’economia italiana.

Sono state parole che hanno pesato sulla credibilità delle ONG, criminalizzate, costrette a subire inchieste penali e provvedimenti amministrativi.

L’inchiesta sulla Juventa è partita dalle dichiarazioni di agenti di sicurezza privata che erano a bordo della nave: erano ex carabinieri e poliziotti congedati, poi andati a lavorare per una agenzia di sicurezza, mentre assistono ai salvataggi raccolgono il materiale secondo cui si proverebbe una condotta truuffaldina.

Uno di questi, intervistato da Report, racconta di aver contattato i servizi segreti (il numero l’ho trovato su internet) e poi di aver contattato anche dei politici, inizialmente Alessandro Di Battista, allora deputato del M5S, poi la segreteria di Matteo Salvini spiegando cosa stavano facendo. Sono stati ricontattati dopo dieci minuti direttamente dal ministro: al telefono Salvini da a queste persone il numero di telefono di un suo collaboratore, Alessandro Panza, europarlamentare della Lega. Non li invitano a denunciare i fatti all’autorità giudiziaria, Salvini non ha nemmeno presentato lui denuncia, secondo il racconto di questo agente di sicurezza privata.

Per diversi mesi queste persone hanno contattato Panza mandando foto, le mappe delle ONG, registrazioni e le posizioni geografiche delle navi: come mai nessuno ha presentato denuncia? Come mai Salvini non ha mai presentato denuncia in procura?

Panza in uno di questi messaggi chiede agli agenti della sicurezza di ottenere una dichiarazione da parte di qualcuno delle ONG mentre ammetteva di arricchirsi con i migranti..

A tenere i contatti con l’
europarlamentare della Lega era una ragazza, anche lei dipendente della IMI: lei manda tutte le notizie sulle attività delle ONG a Salvini, che poi venivano usate nei talk per la sua propaganda “usava le nostre informazioni e noi ci siamo presi un calcio nel sedere”.

Report ha mostrato le immagini di uno dei tanti talk andati in onda nel 2017-2018, dove Salvini ripete le parole che gli agenti della IMI gli hanno mandato via messaggio.

Gli agenti della IMI non hanno riscontrato alcun contatto tra le ONG e i trafficanti: ma nel 2018 presentano una denuncia, poi ritrattata.

In studio Ranucci racconta come le parole di Zuccato si siano basate sulle dichiarazioni dei servizi segreti che a loro volta nascono anche dalle dichiarazioni degli agenti della IMI.
Dopo sette anni si scopre che era tutto falso.

IL PEZZO DI CARTA di Luca Bertazzoni

Dallo scorso settembre ogni giorno e ogni notte, 12 volanti di un servizio di vigilanza privata controllano le strade di Terni. Il loro compito è controllare nei borghi e nelle piazze le proprietà che ha il comune perché, come spiega lo stesso sindaco al giornalista di Report “Terni in termini di criminalità è uno schifo, non siamo riusciti a fermare l’ondata di spaccio di droga, c’è una microcriminalità di stranieri enorme..”.
In realtà nella classifica della criminalità del 2023 Terni è 58 esima su 106 province, ma per garantire la sicurezza nella città che amministra il sindaco Bandecchi ha trovato un alleato in Unicusano,
l’universitàà telematica controllata da società dello stesso Bandecchi. L’ateneo paga 1 ml di euro per il servizio di vigilanza privato, per poi svolgere una ricerca sulla sicurezza proprio nel comune di Terni.
Ma l’idea della ricerca è nostra – assicurano dall’ateneo tramite la docente Anna Pirozzoli – “all’interno dell’analisi della percezione della sicurezza in un ambito territoriale ben definito, in questo caso il comune di Terni.”

Perché proprio Terni? “Dal momento che il fondatore dell’ateneo è diventato sindaco del comune abbiamo ritenuto non inopportuno presentare questo progetto che è stato prima approvato dalla governance del nostro ateneo e presentarlo all’amministrazione comunale di Terni.”

A Bandecchi dunque. Siamo maliziosi nel pensare che per il suo peso abbia avuto un ruolo importante nella decisione di approvare la ricerca?

Cosa risponde il sindaco? “Se dovete fare questa ricerca, fatela a Terni”, lo ha detto il Bandecchi di Unicusano al sindaco di Terni, sempre Bandecchi, “se io sono il fondatore di Unicusano, se io sono il sindaco e se io devo far risparmiare Terni, faccio fare una cosa all’università Unicusano che è un ente pubblico non Statale, va bene così, no?”
No, purtroppo le questioni di opportunità e di potenziale conflitto di interesse non entrano nella testa del sindaco di Terni. Ma poi, il comune aveva veramente bisogno di questo sistema di sorveglianza delle strade? Luca Bertazzoni ha seguito il lavoro della pattuglie e non si vede, dall’anteprima del servizio, tutta questa micro crimininalità.

In Italia ci sono 11 università telematiche, un unicum in Europa, sono cresciute del 410% dal 2012: Unicusano è una di queste e rappresenta il cortocircuito tra politica e università private telematiche, Bandecchi ha finanziato quasi tutti, da Boschi (IV) alla Lega. Poi si è comprato un partito, è diventato sindaco e ambisce a diventare presidente del Consiglio.

La procura di Roma lo ha indagato per evasione fiscale: si sarebbe intascato le rette degli studenti che avrebbero dovute essere reinvestite, mentre coi soldi di Unicusano ha comprato la Ternana.

Il 24 agosto Terni ha approvato a maggioranza la proposta di Unicusano per la vigilanza privata: la maggioranza si è scontrata con i consiglieri di destra di FDI, che avevano chiesto di assumere nuovi vigili.
In aula si è arrivati allo scontro fisico tra Bandecchi e il consigliere Masselli: tutto in diretta video, cosa che gli è costata l’accusa di oltraggio a pubblico ufficiale.

Ma il progetto per il servizio di vigilanza va avanti: a quanto racconta il servizio, pare che a Terni non ci siano veri problemi di microcriminalità (e nemmeno problemi di spaccio).

D’altronde i vigilantes in caso di problemi possono solo segnalare la cosa alla polizia o ai carabinieri: non è una iniziativa articolata, ma si tratta solo di un’azione di un privato.
I soldi ce li metto io – dice Bandecchi, che usa Terni per il suo show elettorale: i soldi non sono i suoi ma dell’università Unicusano, quasi 100ml di euro delle rette degli studenti (esentasse) sono stati dirottati per fini commerciali secondo l’accusa della finanza, ma con questa ricerca Bandecchi potrebbe essere riuscito a superare l’accusa.
“Per noi è stata utile questa scelta” si difende il sindaco Bandecchi di fronte a Report: l’esito di questo servizio di sorveglianza è anche analizzato dall’università stessa.

Alla fine si potrebbe scoprire che facendo girare delle volanti, la percezione della sicurezza migliora.

Il servizio di è poi occupato della convenzione tra lo stato e le università, anche quelle telematiche, per la formazione dei dipendenti pubblici.
La politica pagherà nei prossimi anni le università telematiche (nelle mani di politici, come Bandecchi o Angelucci) e a sua volta le università telematiche continueranno a finanziare la politica.

Tutto è iniziato col protocollo Pa 110 e lode voluto dall’allora ministro Brunetta (oggi presidente pensionato al CNEL) per la formazione del personale della pubblica amministrazione: inizialmente in quel protocollo Brunetta escluse le università telematiche, fu una scelta politica?
Bandecchi presentò ricorso al TAR
(non avendo ottenuto risposte da Brunettta), ma oggi il ministro Zangrillo ministro alla PA col governo Meloni ha messo le cose a posto (per Bandecchi), estendendo anche agli atenei telematici questo accordo. “C’era una sentenza che ci richiamava sulla necessità di considerare le università telematiche come le altre e non fare figli e figliastri” risponde il ministro a Report: ma non è così, la sentenza del TAR chiedeva soltanto all’allora ministro Brunetta di rispondere sul punto alla richiesta di Unicusano, non c’era nessun obbligo nell’equiparazione. Quella di Zangrillo è stata solo una scelta politica.

Le prime università telematiche ad aderire all’accordo sono quelle del gruppo Multiversity, oggi comprato da un fondo inglese.
Con questa agevolazione metà della retta è pagato dallo stato, si parla di milioni di euro dati alle telematiche, mentre le università pubbliche si lamentano di mancanza di fondi.

Si rischia di spostare studenti verso le università telematiche, cresciuti del 400% negli ultimi 10 anni: questo business sta attraendo anche fondi di investimento e per gestire il business Multiversity ha fatto entrare nel board ex politici o uomini delle istituzioni come De Gennaro, Violante e il giudice di Cassazione Salvi.
Anche l’attuale presidente del cNR sarebbe dovuta entrare nel board, ma ci sarebbe stata una situazione di conflitto di interesse perché il CNR ha assegnato dei bandi di ricerca proprio a Multiversity.

Violante ex magistrato e presidente della Camera, oggi nel board, spiega a Report di credere nel progetto di far laureare anche chi non può, mantenendo la stessa qualità degli atenei pubblici. Non importa se ci sia il profitto di un fondo inglese.
L’impressione è che Multiversity abbia puntato su ex politici proprio per facilitare i suoi rapporti con la politica, perché alla fine il fondo inglese è qui solo per profitto.

Alla fine i livelli di qualità sono pari alle università “normali”? No, perché in internet si trovano panieri con tutte le domande per passare gli esami, l’impressione è che per passare gli esami il processo sia molto più facilitato per gli studenti.
Alla fine se basta il pezzo di carta per una promozione, perché il dipendente pubblico non dovrebbe scegliere una università telematica dove nemmeno devi seguire le lezioni?

Adesso il figlio di Bossi non dovrebbe andare più in Albania per laurearsi.

La Lega aveva presentato un emendamento per far slittare di un anno l’adeguamento delle università telematiche agli standard qualitativi di quelle tradizionali (soprattutto in termini di numero di professori, che per le telematiche sarebbero state un costo): era stato presentato dal deputato leghista Ziello nello scorso gennaio e significherebbe ritardare di un anno l’adeguamento degli standard di università come Unicusano, tra i firmatari ci sono i colleghi di partito Iezzi e Ravetto. Nessuno ha accettato un’intervista, “dovete chiedere all’ufficio stampa, non faccio dichiarazioni” ha spiegato l’onorevole che, diversamente dai vari TG, ha declinato a rispondete alle domande di Bertazzoni. Iezzi se ne è uscito con “io l’ho sottoscritto ma non lo conosco [l’emendamento], se vuole parliamo di immigrati ..”.

Nelle università tradizionali il rapporto tra studenti e professori è quasi 1 a 10, nelle telematiche si arriva ad 1 a 300, per avere la stessa qualità il rapporto dovrebbe scendere: secondo Bandecchi assumere gli insegnanti è inutile, perché si dovrebbe parlare con la lobby dei professori, perché con gli anni ci saranno sempre meno bambini e dunque meno studenti.

Ma secondo l’ANVUR, l’ente pubblico che controlla le università, ha rilevato delle irregolarità in quelle telematiche, ma le pecche sono poi compensate da altri fattori…

Una ex docente di Pegaso e Mercatorum ha raccontato a Bertazzoni di esami dove si faceva passare tutti, di materiale passato agli studenti, tesi di laurea copiate, l’andazzo era promuovere tutti, “non mi sono sentita una docente” racconta a Report.
La logica di profitto prevale, a quanto pare, perché non si devono insegnare le materie a studenti, fare conoscenza, ma si devono solo sfornare laureati.


Alla fine l’emendamento è stato bloccato dal ministro Bernini che, di fronte alle telecamere di Report, spiega “tutti i parametri di qualità che noi possiamo inserire nelle università in presenza e telematiche, vanno inseriti, io devo garantire che le studentesse e gli studenti abbiano la miglior offerta formativa possibile”.

Assumere nuovi docenti sarebbe un salasso per le università telematiche – racconta Bandecchi che aggiunge anche che la politica potrebbe in aula proibire il finanziamento alla politica, per bloccare questo cortocircuito: perché l’emendamento della Lega (finanziata da una università telematica) avrebbe dovuto essere votato in commissione affari costituzionali presieduto da un deputato che è anche docente alla Pegaso (ma a titolo gratuito).

Francesco Polidori a metà anni 90 fonda il Cepu per aiutare gli studenti a preparare gli esami: da lezioni private è passato alle università private, che oggi fatturano anche 100 ml di euro l’anno.
Un bel businnes il suo con Cepu, E-campus e Link: ha finanziato la politica, prima Forza Italia di Berlusconi e poi la Lega di Salvini.

I docenti dellaholding Cepu venivano pagati 15 euro al giorno, con contratti co-co-pro: nonostante l’accreditamento ottenuto dalla ministra Moratti, le condizioni dei lavoratori Cepu sono peggiorate, arrivando ad una vertenza che è culminata nel 2021 col riconoscimento dei contributi, mai versati.
Polidori è finito indagato dalla GDF, per le irregolarità sui contributi ai dipendenti, sull’IVA non pagata, tutto denaro che veniva tenuto in cassa e poi fatto uscire per altre attività.
Si arriva a 170 ml di euro di omessi versamenti di imposte, nel 2021 Polidori è finito ai domiciliari,
indagato per bancarotta, autoriciclaggio: in 20 anni avrebbe eluso il fisco, ma il sistema va avanti ancora oggi, con società fatte fallire per non pagare tasse e contributi.

Com’è possibile che per 20 anni Polidori non abbia versato tasse, replicando lo stesso meccanismo più volte, facendo fallire le aziende che dovevano pagare delle tasse? Sono i soldi per pagare il welfare e le scuole.

I partiti che sono stati finanziati da questo imprenditore non hanno nulla da dire?

I GRANDI SAGGI Di Giulia Presutti

A controllare le emissioni sono le stesse aziende che emettono (e che inquinano): questo prevedono le norme attuali. Il ministro Pichetto Fratin ha deciso di cambiare le norme, affidandosi ad una commissione di saggi, non in conflitto di interesse e senza guadagnarci nulla.

I saggi dovranno scrivere i decreti legislativi, bypassando il Parlamento: in esso fanno parte ex politici ma anche imprenditori che si occupano di trattamento rifiuti.

Un avvocato che è legale di una azienda che ha smaltito pneumatici in un inceneritore, creando problemi di diossina ad Anagni (oggi l’azienda è a processo per disastro colposo).

Poi altri avvocati che hanno lavorato con Caltagirone, Snam, con Arcelor Mittal, con uno studio che è punto di riferimento di Eni.

Nessun ambientalista, perché l’impressione è che l’ambiente sia messo in secondo piano, per far prevalere l’interesse delle imprese di Oil & Gas, costruzioni..

28 aprile 2024

Il gioco degli opposti, di Francois Morlupi


Superò l’enorme insegna ‘полиция’ che si elevava a un paio di metri dal marciapiede ed entrò nell’edificio alle sette in punto di mattina, rabbrividendo all’idea che ne sarebbe uscito in posizione orizzontale con una temperatura corporea interna inferiore ai trentacinque gradi.

C’è un ragazzo che in una fredda mattina di dicembre, entra dentro uno dei commissariati di Sofia dove chiede di poter parlare con l’ispettore Dimitrov. Ha in mano una chiave USB, con cui deve convincere i poliziotti dell’importanza della sua richiesta, perché è domenica e non hanno voglia di disturbare il collega. Ma in quel video c’è qualcosa di importante che attira la loro attenzione, quel ragazzo ha ragione “è una questione di vita e di morte”. Nel video, chiamato S(1), c’è un uomo legato ad una sedia sotto tortura.

Poco dopo, muore davanti agli occhi sbigottiti dei poliziotti, compreso questo ispettore Dimitrov, auto suicidatosi con una capsula di cianuro.

Chi è l’uomo ripreso nel video? Come mai il ragazzo ha chiesto proprio dell’ispettore Dimitrov, un poliziotto molto conosciuto a Sofia, con diversi scheletri nell’armadio (e una certa nostalgia per gli anni della cortina di ferro)? E, soprattutto, come mai ad un certo punto si fa riferimento ad un certo Ansaldi?

Infine l’uomo incappucciato salutò la telecamera e, bagnandosi le dita col sangue, scrisse sul muro dietro al povero disgraziato: ‘играта започна’.
A Sofia non possono saperlo chi sia il Biagio Maria Ansaldi, capo del commissariato di Monteverde a Roma, e nemmeno possono sapere che, quell’estate, si era occupato assieme ai suoi agenti (i cinque di Monteverde) di una rete criminale responsabile di diversi omicidi rituali, tutti ripresi da video (Formule mortali, la prima indagine dei cinque di Monteverde).

Pensavano di averla sgominata per sempre la struttura che stava dietro quei delitti, ma non era così: quella prima indagine se da una parte aveva contribuito a legare tra loro i membri della squadra, aveva lasciato loro profonde cicatrici, per la perdita di un collega, l’agente Caldara, ucciso da uno dei membri di questa setta, di cui tutti si sentono un po’ responsabili.

Ogni settimana il commissario tornava a trovarlo, ma questa volta aveva una notizia da annunciargli. «Ecco… Buongiorno, Matteo… Come vedi sono passato per dirti che la tua famiglia sta bene…»

A cominciare proprio da Ansaldi, cui questa morte getta un ulteriore peso sulle sue perenni ansie che cerca di combattere, inutilmente, con possenti dosi di farmaci.

Quel primo morto sarà solo il primo di una serie: la mente criminale che sta dietro tutto ha organizzato tutto alla perfezione, ad ogni delitto è associato un video con un nome particolare, S(1), S(2).., con rimandi al prossimo delitto, una vittima da sacrificare (e uccidere dopo lunghe torture raccolte nei video) per portare avanti il suo disegno criminale. Un disegno ampio, una minaccia per tutto il mondo, un progetto che ha bisogno, per essere portato avanti, del sacrificio di piccole pedine, come il ragazzo suicida nel commissariato di Sofia.

Quanti disperati aveva raccolto per strada, mostrando loro la retta via. Nel suo piccolo, aveva dato senso alle loro misere esistenze e di questo gliene sarebbero stati eternamente grati.

Ma qual è il disegno criminale che questo sinistro burattinaio ha in mente? E come mai la Bulgaria?

Purtroppo per le ansie del commissario, i ministeri italiano e bulgaro si sono messi d’accordo per mandare Ansaldi in Bulgaria per portare avanti le indagini in modo coordinato.

«È richiesta la tua presenza e collaborazione nella capitale bulgara…» Il commissario lasciò cadere le penne per terra, come investito da un ictus.

Accompagnato dalle sue medicine (Ciproxin, Discinil, Gaviscon, Imodium, Lorazepam..), da una scorta abbondante di indumenti pesanti, con l’aggiunta di un colbacco perché non si sa mai, e accompagnato dalla vice ispettrice Eugenie Loy, con la morte nel cuore si appresta a partire verso quel paese dove la temperatura è scesa a -20 gradi.
Ma non è solo la temperatura a creare i problemi al primo impatto sul suolo bulgaro: anche l’atteggiamento di Dimitrov (diffidente degli italiani) non aiuta a creare un buon clima nel nuovo gruppo di indagine.

Purtroppo per loro, le morti in diretta video continuano, come gli indizi lasciati ai poliziotti, costringendoli a condividere tutte le informazioni e ad smussare tutte le spigolature. Dimitrov e il suo braccio destro Balakov comprendono come nonostante le apparenze non giochino a favore (il buffo colbacco di Ansaldi e l’atteggiamento freddo della Loy), i due investigatori italiani sanno fare il loro lavoro.

Come un’autentica cosa contro il tempo per fermare gli omicidi, seguiremo l’indagine in presa diretta secondo le diverse angolature: da una parte i poliziotti di Monteverde rimasti a Roma, i due ringo Boys Leoncini e Di Chiara assieme alla nuova arrivata Alerami, che devono cercare una correlazione con l’indagine in Corsica dell’estate passata.
Dall’altra parte l’indagine in Bulgaria seguendo tutte le tracce lasciate dietro ogni delitto, annunciato e fatto seguire ai poliziotto in diretta, con tanto di conto alla rovescia, un rituale macabro a cui i poliziotti sono costretti a giocare.
Per Ansaldi, sarà anche una sfida contro le sue paure, le sue ansie, la sua ricerca di un viatico nelle medicine per prevenire tutti i malanni: purtroppo per lui, anche questa indagine lascerà sulle tracce dei cinque di Monteverde delle cicatrici, non solo in senso metaforico.

Altri pezzi del passato emergeranno dalle storie dei protagonisti e ci aiuteranno a comprendere quale percorso, doloroso, ha portato i protagonisti a diventare quello che sono: le violenze familiari nella famiglia di Ansaldi e un episodio di brutale violenza capitato alla Eugenie fase uno, la ragazza che guardava sorridente al suo futuro.

Tutti avevano personalità rese bizzarre dalle ferite e relative cicatrici subite nell’anima, chi più chi meno. Lei probabilmente era stata meno fortunata degli altri. Tanto meno fortunata

Il gioco degli opposti richiama la lotta tra il bene e il male, le menti criminali che non provano empatia verso il prossimo, considerato solo una pedina per i loro piani, e il bene, persone come Biagio Maria Ansaldi. 
Non si può non amare questo commissario Ansaldi, tutto il contrario di un moderno supereroe, preda delle sue ansie (leggendo le pagine di questo romanzo capiremo meglio la loro origine), ma con una profonda umanità e attaccamento ai suoi uomini, alla sua squadra.
Proprio quel suo essere dannatamente vulnerabile, senza le sue vitamine C, senza le sue gocce di ansiolitico, lo rendono molto più reale e “vicino” al lettore di tanti altri investigatori del mondo letterario.
Vogliategli bene anche voi!

PS: non voglio rivelare troppo del finale del libro (dove ciascuno dei protagonisti è alle prese coi buoni propositi per il nuovo anno), ma non rilassatevi troppo. Il male è ancora là fuori, nel suo folle disegno criminale di ripulire il mondo! Ne sentiremo ancora parlare..

I precedenti romanzi della serie dei cinque di Monteverde in ordine di pubblicazione:

La scheda del libro sul sito di Salani, il link per scaricare il primo capitolo.
I link per ordinare il libro su Ibs e Amazon

Anteprima inchieste di Report – le università telematiche, la caccia agli scafisti, le leggi sull’ambiente (e un aggiornamento sull’industria del marmo)

Il rapporto poco chiaro tra pubblico e privato (nelle università)

Report tornerà ad occuparsi del sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, ancora al suo posto dopo le finte dimissioni dello scorso febbraio. Non è più presidente del consiglio di amministrazione della Università Telematica Nicolò Cusano, ma di fatto la situazione non è molto cambiata in quanto la proprietà a riconducibile a sue società.

Col risultato da arrivare a situazioni come quelle di cui si occuperà il servizio: dallo scorso settembre ogni giorno e ogni notte, 12 volanti di un servizio di vigilanza privata controllano le strade di Terni. Il loro compito è controllare nei borghi e nelle piazze le proprietà che ha il comune perché, come spiega lo stesso sindaco al giornalista di Report “Terni in termini di criminalità è uno schifo, non siamo riusciti a fermare l’ondata di spaccio di droga, c’è una microcriminalità di stranieri enorme..”
In realtà nella classifica della criminalità del 2023 Terni è 58 esima su 106 province, ma per garantire la sicurezza nella città che amministra il sindaco Bandecchi ha trovato un alleato in Unicusano, controllata da società dello stesso Bandecchi. L’ateneo paga 1 ml di euro per il servizio di vigilanza privato, per poi svolgere una ricerca sulla sicurezza proprio nel comune di Terni.
Ma l’idea della ricerca è nostra – assicurano dall’ateneo tramite la docente Anna Pirozzoli – “all’interno dell’analisi della percezione della sicurezza in un ambito territoriale ben definito, in questo caso il comune di Terni.”

Perché proprio Terni? “Dal momento che il fondatore dell’ateneo è diventato sindaco del comune abbiamo ritenuto non inopportuno presentare questo progetto che è stato prima approvato dalla governance del nostro ateneo e presentarlo all’amministrazione comunale di Terni.”

A Bandecchi dunque. Siamo maliziosi nel pensare che per il suo peso abbia avuto un ruolo importante nella decisione di approvare la ricerca?

Cosa risponde il sindaco? “Se dovete fare questa ricerca, fatela a Terni”, lo ha detto il Bandecchi di Unicusano al sindaco di Terni, sempre Bandecchi, “se io sono il fondatore di Unicusano, se io sono il sindaco e se io devo far risparmiare Terni, faccio fare una cosa all’università Unicusano che è un ente pubblico non Statale, va bene così, no?”
No, purtroppo le questioni di opportunità e di potenziale conflitto di interesse non entrano nella testa del sindaco di Terni. Ma poi, il comune aveva veramente bisogno di questo sistema di sorveglianza delle strade? Luca Bertazzoni ha seguito il lavoro della pattuglie e non si vede, dall’anteprima del servizio, tutta questa micro crimininalità.
Il cuore del servizio sarà però dedicato ad un altro punto: gli accordi tra la pubblica amministrazione e le università pubbliche e private per cui lo Stato, cioè noi, pagherà ai dipendenti pubblici il 50% dei costi per frequentare queste università, tra cui Unicusano. Dunque arriveremo ad una situazione in cui lo Stato finanzia enti privati come Unicusano che a sua volta finanziano la politica.
Tutto è iniziato col protocollo Pa 110 e lode voluto dall’allora ministro Brunetta (oggi presidente pensionato al CNEL) per la formazione del personale della pubblica amministrazione: inizialmente in quel protocollo Brunetta escluse le università telematiche, fu una scelta politica? Bandecchi presentò ricorso al TAR, ma oggi il ministro Zangrillo ministro alla pa ha messo le cose a posto (per Bandecchi), estendendo anche agli atenei telematici questo accordo. “C’era una sentenza che ci richiamava sulla necessità di considerare le università telematiche come le altre e non fare figli e figliastri” risponde il ministro a Report: ma non è così, la sentenza chiedeva soltanto all’allora ministro Brunetta di rispondere sul punto, non c’era nessun obbligo nell’equiparazione. Quella di Zangrillo è stata solo una scelta politica.

La Lega aveva presentato un emendamento per far slittare di un anno l’adeguamento delle università telematiche agli standard qualitativi di quelle tradizionali: era stato presentato dal deputato leghista Ziello nello scorso gennaio e significherebbe ritardare di un anno l’adeguamento degli standard di università come Unicusano, tra i firmatari ci sono i colleghi di partito Iezzi e Ravetto. Nessuno ha accettato un’intervista, “dovete chiedere all’ufficio stampa, non faccio dichiarazioni” ha spiegato l’onorevole che, diversamente dai vari TG, ha declinato a rispondete alle domande di Bertazzoni. Iezzi se ne è uscito con “io l’ho sottoscritto ma non lo conosco [l’emendamento], se vuole parliamo di immigrati ..”. Alla fine l’emendamento è stato bloccato dal ministro Bernini che, di fronte alle telecamere di Report, spiega “tutti i parametri di qualità che noi possiamo inserire nelle università in presenza e telematiche, vanno inseriti, io devo garantire che le studentesse e gli studenti abbiano la miglior offerta formativa possibile”

La scheda del servizio: IL PEZZO DI CARTA

di Luca Bertazzoni

Collaborazione Marzia Amico

Nel 2021 l’allora ministro per la Pubblica Amministrazione, Renato Brunetta lancia il protocollo "Pa 110 e lode" che consente ai dipendenti pubblici di frequentare corsi di laurea a prezzi agevolati: il 50% è infatti a carico dello Stato. L’accordo, però, riguarda soltanto università pubbliche e private: le telematiche restano fuori. Stefano Bandecchi, fondatore di Unicusano, prima chiede di aderire, poi presenta ricorso al Tar: la sentenza stabilisce che la Funzione pubblica avrebbe dovuto rispondere, non obbligandola però alla stipula dell’accordo. Ma il nuovo ministro della P.A. Paolo Zangrillo ha subito esteso la convenzione anche alle telematiche del gruppo Multiversity, Pegaso, San Raffaele e Mercatorum. Lo Stato paga quindi il 50% della formazione dei propri dipendenti pubblici alle università private telematiche, che nel frattempo continuano a finanziare la politica.

La fine del teorema

Il GUP di Trapani ha messo, almeno per il momento, la parola fine a tutta la sceneggiata cominciata ormai sette anni fa, sui taxi del mare, ovvero l’accusa mossa alle ONG che opefavano nel Mediterraneo tra l’Italia e il nord Africa, per salvare le vite dei migranti.

Tutte le accuse di connivenza coi trafficanti di essere umani erano false: non aspettiamoci delle scuse né della nostra destra, quella dei blocchi navali, che su questa teoria ci ha fatto campagna elettorale. Niente scuse nemmeno da quella parte del m5s che pure aveva sposato la tesi dei taxi del mare e nemmeno dal PD stesso, che nell’era Minniti aveva siglato i famigerati accordi con la guardia costiera tunisina, il decalogo delle ONG e i decreti sicurezza che poi vennero ripresi da Salvini nel governo Conte I.

Ma questa sentenza non cambierà di molto la situazione dei migranti e, soprattutto, la politica italiana nei loro confronti: saranno sempre considerati l’origine di tutti i nostri mali, gli invasori, i criminali che arrivano in modo illegale per vivere alle nostre spalle.

Quanti politici hanno campato su questo teorema, falso come ha stabilito la magistratura?
Dopo il naufragio di Cutro, nella conferenza stampa (imbarazzante) la presidente Meloni aveva dichiarato la sua volontà di combattere gli scafisti su tutto il “globo terracqueo”: Report è andato ad intervistare uno di questi “pericolosi criminali”, si chiama Salman, arrestato nel 2018 con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.


“Per loro sono un criminale italiano” racconta a Giorgio Mottola: non essendo riuscito ad ottenere un visto dal Marocco, nel 2018 decide di affrontare il viaggio verso l’Italia via mare, partendo da una città della Libia, Zuara, dove si imbarca su un gommone fornito da una organizzazione di trafficanti. Non è difficile ottenere un passaggio, non ci vuole niente – racconta a Report oggi – “nella Libia [il traffico di esseri umani] è diventato un business, lo fanno tutti, la cosa più difficile in Libia è trovare quelli che fanno questo lavoro veramente, non quelli che ti fanno morire dentro il mare”. Salman ha pagato 2500 euro per il viaggio, erano 93 persone dentro la barca, alcuni hanno pagati fino a 6000 euro. Salman non era mai stato a bordo di una barca: poco prima di partire un membro dell’organizzazione lo prende da parte e lo porta in una stanza, “mi ha detto prendi questo telefono [satellitare]”, oltre al telefono il trafficante consegna anche un biglietto su cui c’è un numero di telefono da chiamare in caso di emergenza in mezzo al mare. Emergenza che si presenta si dall’inizio del viaggio perché alla guida dell’imbarcazione i trafficanti avevano posto un altro migrante, un ragazzo della Guinea Bissau completamente inesperto.
“Il ragazzo mi ha guardato e mi ha detto io non so più dove andare, so guidare ma non so dove sono, aveva una bussola piccolissima che forse non funzionava .. dopo 4 ore ho scelto di chiamare questo numero, perché o chiami questo numero o muori dentro il mare”.
Al telefono risponde una nave militare spagnola che dopo qualche ora interviene a soccorrerli: ma quando sbarca in Italia Salman viene arrestato e trascorre oltre un anno in carcere, aver chiamato i soccorsi lo ha reso agli occhi della legge italiana uno scafista. Ora rischia una condanna a 5 anni per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Non è che siccome ho fatto questa chiamata sono uno scafista. Prima non sapevo che dovevo fare un anno di carcere e l’indagine è ancora aperta dopo 5 anni, ora se il tempo torna indietro faccio questa chiamata sempre, anche se faccio il carcere. Sono fiero di fare quello che ho fatto, eravamo tanti, c’erano bambini, mamme”.
Senza quella telefonata sarebbero tutti morti.
E la coscienza di qualcuno più sporca. Ad averla la coscienza.

Ma come sono partite le inchieste sulle ONG: quella più importante è stata quella di Trapani, partita dalle denunce di agenti di sicurezza privata imbarcati sulle navi che hanno accusato le ONG di avere rapporti coi trafficanti. Uno di questi (della IMI Security Service) ha accettato l’intervista e racconta di aver contattato anche dei politici, inizialmente Alessandro Di Battista, allora deputato del M5S, poi la segreteria di Matteo Salvini spiegando cosa stavano facendo. Sono stati ricontattati dopo dieci minuti direttamente dal ministro: al telefono Salvini da a queste persone il numero di telefono di un suo collaboratore, Alessandro Panza, europarlamentare della Lega. Non li invitano a denunciare i fatti all’autorità giudiziaria, Salvini non ha nemmeno presentato lui denuncia, secondo il racconto di questo agente di sicurezza privata.

Per diversi mesi queste persone hanno contattato Panza mandando foto e le posizioni geografiche: come mai nessuno ha presentato denuncia?
A tenere i contatti con la Lega era una ragazza, lei manda tutte le notizie sulle attività delle ONG a Salvini, che poi venivano usate nei talk per la sua propaganda “usava le nostre informazioni e noi ci siamo presi un calcio nel sedere”

La scheda del servizio: TAXI DEL MALE

di Giorgio Mottola

Collaborazione Marco Bova, Greta Orsi

Un anno fa Giorgia Meloni ha promesso di dare la caccia agli scafisti in tutto il globo terracqueo. Dai dati emerge però in modo sempre più evidente che le persone arrestate perché alla guida dei barconi non hanno alcun collegamento con le organizzazioni criminali che organizzano la tratta. Come emerge dalle interviste ai protagonisti, i presunti scafisti sono quasi tutti soggetti costretti a guidare le imbarcazioni o con le minacce o per pagarsi il viaggio. Il decreto Cutro finora non ha dato frutti importanti ma nel frattempo continuano gli attacchi contro le ong che salvano vite in mare. Eppure, nonostante le accuse della politica, nell’arco di sette anni dalle prime inchieste giudiziarie, non è mai stato provato in sede giudiziaria alcun collegamento tra organizzazioni non governative e trafficanti. Documenti esclusivi provano invece come alcuni esponenti di primo piano del governo abbiano sfruttato a proprio vantaggio i depistaggi sulle ong alla base di alcune inchieste giudiziarie.

I privilegi dell’industria del marmo

Bernardo Iovene torna sulle alpi Apuane dopo il servizio di settimana scorsa sull’industria di estrazione del pregiato marmo di Carrara: aziende che guadagnano molto, non pagano le concessioni al pubblico per il loro lavoro (appellandosi ad un editto del 1751!), inquinano l’ambiente e che, come capitato ad uno di loro, di fronte agli incidenti che capitano ai loro dipendenti, se ne escono con frasi infelici, “si fanno male è perché sono deficienti”. Se ci sono stati degli incidenti è colpa degli operai (un’accusa che si sente anche in altri contesti).

Questo ha causato una forte reazione da parte dei sindacati oltre ad una interrogazione parlamentare sulla situazione nel distretto del marmo.

La scheda del servizio: AGGIORNAMENTO IL MARMO DELLA DUCHESSA

Di Bernardo Iovene

Collaborazione Lidia Galeazzo, Greta Orsi

Nella puntata del 21 aprile le affermazioni dell’imprenditore Alberto Franchi sul fatto che se un lavoratore si infortuna in cava è deficiente e che la causa dei morti sul lavoro degli ultimi dieci anni è solo colpa degli stessi lavoratori, hanno creato stupore e indignazione. In tutta la provincia di Massa Carrara c’è stata subito una mobilitazione dei sindacati, delle istituzioni e dei lavoratori, che hanno ritenuto offensive e arroganti le dichiarazioni di Franchi. Già martedì si sono riuniti in un'affollatissima assemblea fuori e dentro al municipio di Carrara e mercoledì hanno dichiarato uno sciopero dal lavoro e indetto una manifestazione molto partecipata. Alberto Franchi in una nota inviata al quotidiano la Nazione, ha chiesto scusa ai lavoratori del marmo e alla cittadinanza ritenendo le sue stesse parole inappropriate e si è detto dispiaciuto che le sue parole siano state percepite come un tentativo di scaricare la responsabilità della sicurezza sui dipendenti. Ma ormai lo tsunami, come lo ha definito lo stesso Quotidiano Nazionale, è partito e Carrara in questa settimana è in pieno subbuglio, tra assemblee, sciopero, manifestazioni e indignazione delle famiglie che hanno subìto dei lutti nelle cave di marmo. C’è stata anche un’interrogazione, firmata da 12 parlamentari, con cui si chiede conto al ministro del lavoro di prendere iniziative per garantire nelle cave di Carrara sia la sicurezza per gli operatori che il contenimento dell’inquinamento denunciato nel servizio di Report. E infine si sollecita a intervenire perché i materiali da estrazione siano finalmente considerati patrimonio indisponibile dei comuni e messi a gara.

La Repubblica che (non) tutela l’ambiente

Sta scritto nella Costituzione, all’articolo 9: [la Repubblica] Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge dello Stato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.

Ma in che modo la repubblica italiana tutela paesaggio, ambiente, risorse come i beni comuni? Report si occuperà della commissione istituita dal governo Meloni che deve riformare il codice dell’ambiente.

Dovrà occuparsi delle bonifiche di aree di interesse nazionale come quella a Falconara dove sorgeva un’industria chimica e una raffineria di greggio che, negli anni, è stata protagonista di vasti incendi. Nell’aprile 2018 il tetto di una cisterna si inclinò causando la fuoriuscita di esalazioni di gas idrocarburi: come si vive attorno a questo sito? Carlo Brecciaroli è membro dell’associazione Ondaverde, a Report ha raccontato che quel giorno portarono i figli a casa dalla scuola perché è pericoloso, molti ancora oggi prima di aprire le finestre controllano la direzione del vento, perché spesso si trovano la casa ammorbata.

Per i miasmi del 2018 i cittadini di Falconara hanno presentato più di mille denunce e sono riusciti a portare davanti al giudice la proprietà dello stabilimento: la giustizia diventa l’unica arma per i cittadini perché nessun altro nelle istituzioni li ha ascoltati “e non ci può essere rassegnazione”.
La procura di Ancona ha chiesto il rinvio a giudizio di 19 indagati, fra le ipotesi di reati l’ipotesi di disastro ambientale e lesioni personali a carico di numerosi cittadini. Secondo i magistrati l’azienda avrebbe agito in quel modo per non compromettere l’attività produttiva risparmiando sui costi della manutenzione. Perché, come spiega l’avvocata di parte civile Monia Mancini, il meccanismo dei controlli è basato sull’auto controllo, sono le aziende che si autocontrollano, controllando le emissioni in acqua o in aria, la corretta manutenzione degli impianti e trasmetto gli esiti alle autorità terze di controllo.
La commissione dei grandi saggi dovrà lavorare su queste leggi, sui meccanismi di controllo, sui limiti e sui regolamenti a cui le aziende dovranno assoggettarsi. Ma da chi è composta questa commissione?

La scheda del servizio: I GRANDI SAGGI

Di Giulia Presutti

Con un decreto firmato il 7 novembre scorso, i ministri Gilberto Pichetto Fratin ed Elisabetta Alberti Casellati hanno nominato una commissione interministeriale per la riforma del Codice dell'ambiente. I cinquanta esperti si occuperanno di modificare e aggiornare il decreto legislativo che contiene tutta la normativa in materia di tutela dell'ambiente. I tempi sono serrati: lo schema di legge delega dovrà essere pronto entro settembre 2024. Fra i membri della Commissione, ci sono i rappresentanti di aziende che si occupano di costruzioni e anche di smaltimento rifiuti. Non mancano poi giuristi e illustri avvocati: Teodora Marocco è stata legale di SNAM, Elisabetta Gardini ha ricevuto il premio "Top Legal" nel 2019 per il lavoro fatto con Arcelor Mittal nell'acquisizione del gruppo ILVA, Pasquale Frisina è stato in passato avvocato del gruppo Caltagirone. Con una commissione così composta, quale direzione prenderà la normativa sulle autorizzazioni e sui controlli ai quali sono sottoposte le aziende? Insieme ai giuristi, in commissione c'è poi Vincenzo Pepe, fondatore dell'associazione Fare Ambiente e presidente, oggi onorario, della Fondazione Giambattista Vico. Nel 2020 la Guardia di Finanza di Salerno ha sottoposto la Fondazione e i suoi rappresentanti a un sequestro preventivo di un milione e ottocentomila euro. Pepe è a processo davanti al Tribunale di Vallo Della Lucania per evasione fiscale e truffa aggravata ai danni dello stato. Quali requisiti sono stati presi in considerazione nella scelta dei membri della Commissione? E i Ministri dell'Ambiente e delle Riforme hanno chiesto una verifica sui procedimenti giudiziari in corso?

Le anticipazioni dei servizi che andranno in onda questa sera le trovate sulla pagina FB o sull'account Twitter della trasmissione.